Ambizione e coraggio (con Nina Senicar)

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Description:

Show Notes (in Italian):

Con Nina Senicar ripercorriamo la sua storia, l’impatto della guerra in Serbia, gli anni in Italia e la vita a Los Angeles. In questo episodio parliamo della fortuna di poter esplorare e vivere in contesti diversi da quelli in cui si è cresciuti ma anche della difficoltá a volte, di sentirsi un pesce fuor d’acqua. Fra e Nina condividono le loro storie di esperienza all’estero e i loro aneddoti divertenti!

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Per una trascrizione di questa puntata sia in italiano che in inglese, vai a https://lemonadamedia.com/show/ingiroconfra poco dopo la data di pubblicazione.

Show Notes (in English):

Nina Senicar reflects on the impact of the Serbian war, her years in Italy, and her life in Los Angeles. In this episode, we talk about the privilege of living in and exploring places outside of where we grew up, and the difficulties of feeling like ‘a fish out of water’ that sometimes go hand in hand with these experiences. Fra and Nina share their own experiences – and fun anecdotes! – from their time abroad.

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To follow along with a transcript in Italian and English, go to https://lemonadamedia.com/show/ingiroconfra shortly after the air date.

Transcript:

ITALIANO

NEW INTRO 

Ciao sono Francesca Lazzarin e “In giro con Fra” è un podcast in cui vi racconterò un po’, spero anche con ironia, della mia vita frenetica, spesso con la valigia e soprattutto di che cosa abbia rappresentato per me, trasferirmi in un altro paese per quasi 10 anni.

Nel 2013 infatti, ho incontrato Jeremiah Fraites, mio marito ed insieme alla sua band, The Lumineers, e al nostro bimbo, abbiamo avuto la fortuna di girare il mondo in lungo e in largo. Vivere negli Stati Uniti e viaggiare così tanto con la mia famiglia è stata un’esperienza incredibile, un viaggio anche introspettivo, in cui non sono mancate le sfide personali.

In questo podcast mi confronteró con italiani di spicco in tutto il mondo, persone con uno stile vita che li porta ad essere spesso in giro e vi guideró attraverso le storie di ognuno di loro, i successi, i momenti difficili e la voglia di mettersi in discussione per realizzare i propri obiettivi.

[Archival of Tommaso bday party]

Oggi Jer partirà per l’America e starà via un mese, quindi abbiamo deciso di festeggiare il compleanno di Tommaso in anticipo. È una sensazione strana la mia, quella di non partire per l’America, perché alla fine è un paese in cui ho abitato a lungo con mio marito e a tratti mi manca. A proposito di questa sensazione di appartenenza o meno a un luogo, ho fatto una bellissima chiacchierata con Nina Senicar…

[00:00:00] FRA La mia ospite di oggi è una mamma, un’attrice, una modella. Si è laureata in Management della Cultura, Arte e Spettacolo all’Università della Bocconi di Milano. Parla molte lingue, è nata in Serbia, ha vissuto in Italia e ora vive a Los Angeles. Benvenuta Nina Senicar.

[00:00:17] NINA Grazie, ciao!

[00:00:20] FRA Come stai?

[00:00:21] NINA Io abbastanza bene, tu?

[00:00:23] FRA Bene, grazie. Io sono in Italia, tornata da poco.

[00:00:27] NINA Madonna, che invidia! Dove sei?

[00:00:30] FRA Sono a Torino.

[00:00:32] NINA Torino.

[00:00:33] FRA Sì, però ho vissuto per dieci anni in Colorado, a Denver, con mio marito.

[00:00:40] NINA E che differenza, no? Io lo trovo un altro mondo.

[00:00:45] FRA Èun altro mondo proprio il Colorado, rispetto ad altre zone dell’America. Non è Los Angeles, non è New York. È proprio un mondo a parte. Senti Nina, non solo hai viaggiato tanto ma hai proprio vissuto in posti diversi e tra viaggiare e vivere e quindi integrarsi in un paese, c’è molta differenza. La mia domanda è quando e dove ti senti più a casa?

[00:01:13] NINA È una bellissima domanda alla quale non ho risposta perché io riesco ad adeguarmi un po’ ovunque ma il problema è che non mi sento a casa ormai da nessuna parte. È un po’ triste questa cosa, ti dico la verità, ho perso un po’ questa sensazione di sentirmi a casa perché ovviamente, sì, io sono serba, ho vissuto qua fino a 18 anni, poi ho vissuto a Milano per quasi dieci anni. Adesso sono a Los Angeles da ormai otto, anche nove anni. Ho lasciato un pezzo del mio cuore in ognuna di queste città. Ma non mi sento a casa. Adesso, così, ti direi magari Milano. Però adesso torno a Milano, e tanti amici sono andati via.

FRA Ti fa strano.

NINA Sì, è bellissima, più bella che mai. La amo, sono felice solo pensando a Milano. Però non so se è un vero amore o un vero sentimento di essere a casa oppure sono quei ricordi che avevo quando avevo 20 anni e vivevo a Milano. Sai, quando hai 20 anni stai da Dio ovunque. Non capisci ancora un sacco di cose della vita e quindi non lo so… Mi sento un po’ a casa ovunque e un po’ da nessuna parte.

[00:02:33] FRA Sai che anch’io ho questa sensazione. Nel senso che quando ero a Denver dicevo “Voglio tornare a casa, Italia, Italia”. Ci siamo spostati e adesso che siamo in Italia mi manca tantissimo l’America. Quindi, mi piace l’idea di vivere un po’ di qua e un po’ di là, perché a un certo punto ti abitui a certe cose, in America, in Italia, ovunque tu sia nel mondo, della cultura nuova e ti mancherà sempre la tua di origine. Però poi quando torni nella tua di origine dici “Questo là funziona meglio, questo qua funziona peggio, questa cosa mi manca”. Quindi anch’io ho detto “Wow”. Ero convintissima. E invece no, non più. Come descriveresti Nina da bambina?

[00:03:42] NINA Una bambina molto ambiziosa. Sapevo sempre quello che volevo. Ero super, super focused, molto focalizzata. Facevo equitazione, il salto agli ostacoli e quindi passavo intere giornate con i cavalli. Quindi, scuola-cavalli, scuola-cavalli da quando avevo 5 anni e quindi molto, molto, molto ambiziosa. Me ne fregava solo dei cavalli. Volevo vincere il campionato della Serbia. Volevo entrare nella nazionale. Ero un po’ una bambina diversa, secondo me perché avevo questo drive di vincere, di ottenere questi risultati, quando magari altre bambine, a quell’età, pensano ad altro.

[00:04:30] FRA Certo, quindi lo facevi a livello agonistico.

[00:04:32] NINA Sì, infatti sono entrata nella squadra nazionale della Serbia che poi sì, è una cosa bellissima, ma a quell’epoca era subito dopo la guerra quindi il livello non era altissimo. A livello mondiale, non potevamo fare assolutamente niente. Ma già il fatto che io c’ero e che siamo andati fino a Thessaloniki, mezz’ora di aereo non è un granchè, però per me era un big deal, ero molto fiera. Quindi è stata un’infanzia un po’ diversa. Però secondo me, bella, perché ero talmente concentrata su quello, che non soffrivo tanto per le guerre.

[00:05:28] FRA Infatti volevo chiederti, la Serbia è una terra romantica, tormentata e mai banale. Che impatto ha avuto la guerra sulla tua infanzia e sulla tua crescita?

[00:05:42] NINA Un impatto enorme. Noi tutti abbiamo un certo tipo di trauma perché abbiamo vissuto la guerra da bambini. Secondo me, i miei genitori ancora di più, perché adesso che io sono un genitore penso che esserlo durante la guerra, sia una cosa talmente terribile che non lo posso neanche immaginare. Io ho vissuto due guerre, quella in Bosnia e quella in Kosovo del ‘99. Sicuramente ti fortifica, diventi un muro. Tutti gli altri problemi nella vita ti sembrano banali e quindi, da quel punto di vista, non dico che ne sono grata, però magari quando vedevo gli altri miei amici degli altri paesi lamentandosi per certe cose, nella mia testa dicevo “Dio, non hai idea di quanto sei fortunato”. Diciamo che questo è il lato positivo. Ci sono delle piccole cose, tipo il rumore della sirena quando cominciavano a bombardare ogni sera, oppure ogni mattina e in certe canzoni techno, ogni tanto c’è questo suono di questasirena e mi ricordo, come se fosse ieri, a Ibiza, al Pasha, dove andavo a fare festa a 22 anni che ad un certo punto cominciava la canzone con questa sirena e subito mi venivano i brividi. Ci sono momenti nella vita in cui mi vengono questi flashback e non è molto gradevole.

[00:07:33] FRA Ti ritornano in mente sensazioni associate. Ad un certo punto, decidi di venire in Italia. Se ho letto bene, parti con 300 euro. Ti fai 35 ore di pullman. Prendi un taxi, arrivi davanti all’Università Bocconi alle quattro del mattino e aspetti da sola che l’Università apra alle 8. Eri così giovane. Ti ricordi le sensazioni di quel viaggio? Così giovane e così coraggiosa. Non hai mai avuto paura?

[00:09:03] NINA Per me era una grande avventura. Ero talmente fissata di andare alla Bocconi. Innanzitutto volevo tantissimo studiare all’estero e speravo tanto di andare in America a studiare perché il mio sogno era di montare i cavalli in America, di fare i salti agli ostacoli in qualche club, sai là avevano soldi quindi c’erano delle cose molto belle. Però nessuna università offriva la borsa di studio piena e sai benissimo che là l’educazione è molto cara. Quindi anche se mi davano una parte, non potevo ovviamente pagare il resto. E una mia amica mi ha detto della Bocconi. All’epoca era il 2003 quando ho fatto domanda ed era tutto online. Sai, nel 2003, noi eravamo appena usciti dalla guerra, i miei genitori sono laureati, sono medici, però pensavano che fosse una truffa, perché era tutto online, ho mandato questi documenti online… Tutto sembrava un po’ strano. Quindi mi ricordo la sensazione di sollievo quando ho visto che c’era veramente il palazzo della Bocconi. Avevo paura di aver fatto un casino. Mio nonno mi aveva prestato i soldi per il pullman, non sono andata all’Università d’Economia in Serbia e poi arrivo là e non c’è niente. Ti giuro che avevo questa cosa in testa. Quando ho visto che era lì, ho detto “Tutto a posto. Esiste.”. Poi è cominciato il periodo più bello della mia vita. Ricordo l’Università come veramente il periodo più bello della mia vita.

[00:11:20] NINA Poi ho fatto quel viaggio parecchie volte perché i primi due anni, ogni volta che tornavo in Serbia, prendevo dei pullman perché gli aerei erano all’epoca troppo costosi. Poi piano piano ho cominciato a prendere degli aerei e ho conosciuto un ragazzo che è diventato il mio fidanzato. Ci siamo conosciuti nella stazione, tornando a casa in Serbia e poi ci siamo fidanzati. Questo è stato un bellissimo viaggio, da film. Ognuno di quei viaggi era un’avventura. Ogni tanto la gente mi chiede “Ma avevi paura?”. No, nessuna paura. Avevo questa grande sensazione di un’avventura che stava per cominciare.

[00:12:26] FRA A18 anni lo fai, è l’incoscienza bella dei 18 anni.

[00:12:30] NINA Sì, poi ho fatto la stessa pazzia a 28 anni. Quando sono andata via dall’Italia e sono andata in America e mi sono resa conto che c’è una grossissima differenza tra quando lo fai a 18 anni e poi lo fai a 28 anni.

[00:12:46] FRA Io l’ho fatto a 27 e l’ho fatto con incoscienza. Dopo ho capito cosa stavo per fare.

AD BREAK I 

[00:12:46] FRA Quando io sono arrivata in America, ho imparato il termine culture shock che è quel meccanismo per cui la nuova cultura in qualche modo ti sciocca, perché magari vedi delle cose molto diverse dalla tua cultura di origine. Per esempio, io sono arrivata a Denver e il primo impatto scioccante, sembrerà banale da italiana, ma è stato il cibo. Mi ricordo che una volta mia suocera mi ha invitato a pranzo fuori e ha ordinato chicken pasta, che già mi suonava male. È arrivata questa pasta in bianco, scotta, tutta appiccicata. E poi c’era una fettina intera di pollo appoggiata sopra.

NINA Che schifo, mamma mia!

FRA Sicuramente ho avuto uno shock, non mi sono ancora ripresa. Tu hai avuto, hai qualche ricordo che ti ha stupita, scioccata, sorpresa in Italia o in America?

[00:16:57] NINA: Io all’università studiavo in inglese e quindi tutti i miei compagni di classe erano, più o meno, internazionali. All’inizio non parlavo neanche italiano ovviamente, non avevo tanto contatto con gli italiani, tranne al supermercato oppure nei tram. La prima cosa che mi viene in mente è la gente che ti dice qualcosa per strada “Che bella ragazza…” Un altro shock è che nessuno parlava inglese. Questo era uno shock enorme. In Serbia parlano tutti inglese, magari non perfettamente ma per fare una conversazione semplice, sì. La cosa che mi fa più ridere, che mi ha sempre fatto ridere, è quando magari chiede a un italiano Do you speak English? e lui Yes! e tu dici What’s your name? e lui Uh? Uh?

[00:19:49] FRA Tu parli e reciti in tre lingue, che non sarà facile di sicuro. Per me, ad esempio, all’inizio non è stato facile lavorare negli USA, perché avevo sempre il terrore di non capire. Sono partita con un inglese …(inaudibile)… che era giusto per sopravvivere e per fare un minimo di conversazione ma non a sufficienza da viverci e giostrarmi da sola. Quindi avevo sempre il terrore di non capire. Poi mi sono buttata e sono stata contenta perché l’ho imparato andando da Whole Foods, con la gente per strada e mi ricordo che però, per due anni, io non ho risposto al telefono perché quando mi parlavano, avevo il trauma del telefono. Non capivo niente, perché per me leggere il labiale era fondamentale. Mettevo in vivavoce e dicevo “Jer, che cacchio dice questo?”. Ad un certo punto ho detto “Sai che c’è? Io non rispondo più al telefono, mi mandate le e-mail”. C’è stato un momento in America o in Italia, in cui ti sei sentita un po’ un outsider, un pesce fuor d’acqua?

[00:21:06] NINA Sicuramente sì, capisco benissimo quello che dici. Anch’io ogni tanto non rispondo al telefono, preferisco che mi mandino una mail. Però poi ho paura che la mia mail di risposta non sia abbastanza formale oppure troppo formale. Mi capita spesso di costruire una frase in inglese come la costruirei in italiano, adesso non mi viene in mente un esempio, ma capisci quello che voglio dire? Una volta sono tornata a casa e la mia mamma mi dice, quando ero ancora in Italia e parlavo in serbo, “Perché canti?”. Sai, l’italiano è una lingua molto melodica, mentre il serbo no, è molto duro. Quindi ogni tanto parlavo in serbo quasi cantando. Mi sono sempre sentita un pesce fuor d’acqua. Ancora oggi, ovunque sono, come ti dicevo prima, sia a livello di lingua, sia a livello di cultura. Io ormai sono diventata veramente un pesce fuor d’acqua, in tutti i sensi.

[00:22:50] FRA Quali sono secondo te i pro e i contro, casomai ce ne fossero, di crescere con un’identità multiculturale?

[00:23:47] NINA Ci sono tantissimi pro secondo me. Ovviamente hai una visione del mondo più ampia, capisci molto di più dei problemi. Sei più empatica per quanto riguarda i problemi degli altri che magari non vedi se vivi in una città piccola, dove comunque conosci tutti e dove magari non esci spesso. Io lo vedo con i miei amici che sono sempre rimasti qua. Anche i contro sono tanti. Come ti dicevo prima, non ti senti mai al 100%. Non importa quanto bene parlo una lingua, quanti libri ho letto in quella lingua, in quanti film ho recitato in quella lingua. Mi sento sempre come se mi mancassero le parole. Il mio vocabolario non è mai al 100% perché penso continuamente in tre lingue diverse.

[00:25:36] FRA Io ho avuto la sensazione negli anni, non di dover cambiare me stessa perché alla fine non è un cambiamento così grande, però magari di dover riadattare dei lati del mio carattere e del mio senso dell’umorismo per renderli più comprensibili per la cultura in cui ero in quel momento. Non so se ha senso quello che sto dicendo. Magari a volte facevo una battuta diretta e magari un po’ più cinica e Jer mi diceva “Io ti conosco e ho capito, ma per alcuni è difficile capire quando stai scherzando”. Quindi ho capito che nella mia testa intendevo una cosa e poi il messaggio veniva recepito in maniera completamente diversa. Tu ti sei mai sentita come se dovessi reinventarti, con la sensazione che ti ho appena descritto io?

[00:27:19] NINA Sono assolutamente d’accordo con te, specialmente per quanto riguarda l’umorismo, hai detto benissimo. Io mi reputavo una persona, non dico che la più simpatica del mondo, ma che comunque che le battute le sa fare. Adesso io non le faccio neanche più perché, specialmente in America, a livello caratteriale è proprio la gente non le capisce perché sono diverse…

FRA Sembri sempre stronza, scusa il termine.

NINA Io con questa faccia serba sembro sempre stronza. Se non ho un sorriso da qua a qua, sembro stronzissima. Anche a livello di parole, come dicevi tu. Magari penso veramente una cosa ma non riesco a esprimerla in una maniera in cui loro la capiscano e quindi non percepiscono il messaggio. E poi non sembri abbastanza divertente. Alla fine ho un po’ lasciato stare perché ogni tanto mi scappa qualche battuta che magari non c’entra niente.

[00:29:03] FRA Sì, questa io l’ho pagata cara negli anni. Secondo te, tra Serbia, Italia e Stati Uniti, quali sono le differenze e i modi di reagire diversi nei confronti della vita e delle sfide?

[00:32:06] NINA In Italia… adesso spero tu mi capisca in modo giusto. Secondo me, gli italiani come popolo sono un po’ viziati perché, almeno dalla mia esperienza, è un popolo che vive abbastanza bene. Dimentichiamoci di quest’anno terribile, che ha massacrato tutto il mondo, specialmente l’Italia. Parlo prima del COVID. La maggior parte degli italiani non ha vissuto la guerra dalla seconda guerra mondiale. Sono abituati a fare vacanze molto spesso, ogni weekend vanno da qualche parte almeno per fare un piccolo viaggetto. È un popolo che vive la dolce vita, si vive bene in Italia, è un popolo felice. In Serbia, ci stiamo riprendendo un po’, ma gli ultimi 20 anni sono stati terribili. Si sente l’angoscia nell’aria, perché il popolo ha sofferto un sacco. Appena ci siamo ripresi da una guerra, è arrivata l’altra. Sembrava quasi che non ci fosse fine. A me non piace generalizzare, perché l’America è un paese enorme, ha tantissime culture, come dicevi tu. La mia esperienza a Los Angeles non c’entra niente con la tua, in Colorado. Io là, ho questa paura enorme di questi con le pistole e le sparatorie nelle scuole. Io non capisco, l’educazione, il sistema sanitario, ci sono un sacco di problemi che, secondo me, un paese come l’America dovrebbe risolvere. Ogni paese ha un lato positivo e uno negativo, ovviamente. Se ti devo dire quale preferisco, ti direi l’Italia, senza pensarci ovviamente.

AD BREAK II 

[00:34:14] FRA C’è una cosa che ho patito molto. È stata, per esempio, il tempo, la concezione del tempo. Tra viaggiare e vivere in un posto c’è una bella differenza. Quello che io ho patito di più nei primi anni è stata la lontananza, non quella geografica quanto più quella temporale, cioè il fatto di non poter essere tempestivamente a casa se succedeva qualcosa oppure di non poter passare abbastanza tempo, ad esempio, con i miei nonni malati che poi ho perso. Il fatto di perdere del tempo con le persone a me vicine, mi mandava abbastanza fuori e soprattutto all’inizio, io non conoscevo nessuno, non avevo uno straccio di amica e magari volevo chiamare mia mamma o la mia amica, per condividere una cosa ed erano le 5 del pomeriggio e dicevo “Cavolo è notte e adesso con chi parlo? Adesso devo aspettare fino al giorno dopo”. Tu hai mai avuto questa sensazione, un po’ di angoscia, legata al tempo?

[00:36:32] NINA Assolutamente sì. Il fatto che se succede qualcosa non posso essere là in un paio di ore. Poi Los Angeles è ancora più lontana.

[00:38:08] NINA Ti dico una cosa che non ho mai detto a nessuno. Non l’ho ancora ammesso neanche a me stessa. Adesso, a distanza di anni, penso di aver fatto l’errore più grosso della mia vita a lasciare l’Italia, perché in quei 10 anni ho costruito un sacco di amicizie bellissime, al di là del lavoro, è un paese meraviglioso. All’epoca, io volevo per forza andare a Los Angeles e a New York. Volevo studiare recitazione, mi si erano aperte un sacco di porte. La Nina di dieci anni fa, non avrebbe mai perso l’opportunità ma adesso, la Nina di dieci anni dopo, se potessi tornare indietro, non sarei mai partita perché secondo me non è valsa la pena di stare così lontano da tutti. Sicuramente l’avrai vissuto anche tu sulla tua pelle. Le amicizie un po’ le perdi, non per il fatto di non essere più amici, però se non sei là, nella vita quotidiana, magari una nasce la bambina di una tua amica, oppure si sposano e magari non ce la fai ad esserci. Ci un sacco di cose che perdi e se perdi così tante cose per così tanto tempo, queste amicizie spariscono. Questo mi pesa un sacco, questa è una cosa brutta.

[00:40:13] FRA A Los Angeles hai fatto famiglia di fatto. Il tuo compagno si chiama Jay Ellis, attore americano nonché il padre di tua figlia Nora Grace. So che hai sempre tenuto la relazione abbastanza privata però, se ti va, posso chiederti come vi siete conosciuti?

[00:40:30] NINA Ci siamo conosciuti tramite un amico in comune, in un ristorante. Io ero appena uscita da una relazione lunga, non avevo nessuna voglia di avere un’altra relazione e quindi non ero interessata per niente. Invece lui dice, magari è una cagata, che appena mi ha vista sapeva che sarei diventata sua moglie. Chissà se è vero o no. Ci siamo conosciuti così. Io ho tenuto sempre le mie relazioni abbastanza private, come tutta la mia vita, perché due persone sono due persone individuali nelle loro vite e mi sembra che tutte le persone che parlano tantissimo di sé stesse, si fanno troppo foto sui social

[00:41:30] FRA Troppo innamorati.

[00:41:32] NINA mi sembra che tutte, dopo un po’, si lasciano. Ti giuro, anche se non le conosco, sto male, soffro. Adesso si sono lasciati JLo e ARod, non li conosco, non sono miei amici ma io ti giuro che ho sofferto, stavo così male perché per tre anni ho visto questi due innamoratissimi e ci sono rimasta veramente male. Un po’ per scaramanzia, proteggo quello che per me è la cosa più cara al mondo, che è la nostra relazione, la nostra famiglia. Sono sempre stata così, non sono mai stata una che voleva fare tantissime dichiarazioni d’amore, in pubblico.

[00:45:17] FRA Tu hai avuto una gravidanza serena, l’hai vissuta in America o sei riuscita a tornare a casa un po’, in gravidanza?

[00:45:23] NINA Io, durante la gravidanza, soffrivo molto il fatto che non potevo lavorare perché, come di solito capita, ho avuto due opportunità molto belle mentre ero incinta, un film e una serie televisiva che non ho potuto fare perché ormai avevo la pancia bella grossa e ho sofferto un sacco. Mi sembrava la fine del mondo, mi chiedevo “Questo vale la pena? Tutta la vita per poter lavorare e adesso non posso fare questa cosa”. Mi facevo un sacco di seghe mentali. Poi una volta nata Nora, ho dimenticato tutto. Le mie priorità sono cambiate completamente. Io adoro lavorare ovviamente, è la mia priorità. Però qualsiasi cosa che perdo, vale la pena, non ho più questa amarezza che avevo quando ero incinta.

[00:50:20] FRA Ti faccio un’ultimissima domanda. Quando io sono arrivata a Denver, non conoscevo nessuno, ma avrei tanto voluto l’amico, l’amica per darmi dei consigli e spiegarmi un po’ di quella cultura. Poi è andata bene così perché la solitudine, secondo me, ti spinge ad andare fuori casa, esplorare e conoscere gente. Te la devi cavare. Se tu dovessi dare un consiglio, cosa diresti ad una ragazza che magari vive una relazione o diventa mamma in un paese diverso dal suo e si ritrova un po’ più sola?

[00:50:57] NINA Il mio consiglio è, se puoi, fai venire qualcuno dei tuoi. Qualcuno della famiglia, anche qualche amica, è fondamentale. Se proprio non è possibile, come ben sappiamo succedono questi momenti in cui non è possibile, abbiamo imparato tutti, durante la pandemia, a fare tantissime videochiamate Skype, FaceTime e sentirsi meno soli possibile. Poi una cosa che ho imparato, che magari non aiuta tanto, ma secondo me è importante, come dicevi anche tu, cercare di usare il fatto che sei là, in qualsiasi posto ti trovi, per imparare di più della loro cultura magari anche se non ti interessa. Tu magari non avevi tantissima voglia di parlare con il tuo vicino di casa a Denver perché ti sembrava superficiale, no? Nella vita, secondo me, uno può imparare qualcosa da qualsiasi persona.

[00:52:08] FRA Ti devi adattare, impari ad adattarti.

[00:52:10] NINA Come dicevi tu prima, non cambi te stessa, non cambi la tua personalità e la tua persona, non vendi l’anima, però un po’ ti adegui e cerchi di prendere il meglio dalla situazione nella quale ti trovi.

[00:52:37] FRA Nina, grazie e io ti invito al prossimo concerto perché sarò a Los Angeles. Quindi se ti va, io ti scrivo. Porta anche la bambina perché noi siamo attrezzati anche per i bimbi, ne abbiamo un bel po’ che girano.

[00:52:55] NINA Mi farebbe molto, molto piacere.

[00:52:58] FRA Grazie mille, è stata una bellissima chiacchierata.

[00:53:01] NINA Grazie a te. Grazie davvero.

OUTRO

È stato bello e interessante per me ascoltare il punto di vista di chi, come me, ha spesso vissuto emozioni contrastanti perché alla fine trasferirsi o intraprendere un lungo viaggio non sono mai scelte facili. Però, come diceva Proust, un vero viaggio non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi. E questa consapevolezza, per me, è la ricchezza più grande.

CREDITS


ENGLISH

Hi, I’m Francesca Lazzarin, and “In giro con Fra” is a podcast in which I will tell you a little, I hope also with irony, about my hectic life – often with my suitcase – and above all, what moving to another country for nearly 10 years meant for me. In 2013, I met Jeremiah Fraites, my husband, and together with his band, The Lumineers, and our child, we were lucky to travel the world. Living in the United States and traveling so much with my family was an incredible experience, an introspective journey, with personal challenges too. In this podcast, I will compare myself with prominent Italians all over the world, whose lifestyle leads them to travel often, and I will guide you through each of their stories, successes, difficult moments, and their desire to challenge themselves to achieve their goals!

[Archival of Tommaso’s b-day party]

Today, Jer will leave for the US and will be away for a month, so we decided to celebrate Tommaso’s birthday earlier. It is a strange feeling to not leave for America, because in the end, I lived there for a long time with my husband and, at times, I miss it. I had a great chat with Nina Senicar about this feeling of belonging to a place or not…

[00:00:00] FRA My guest today is a mother, an actress, a model. She graduated in Management of Culture, Art and Entertainment at the Bocconi University in Milan. She speaks many languages, she was born in Serbia, lived in Italy and now lives in Los Angeles. Welcome, Nina Senicar.

[00:00:17] NINA Thank you!

[00:00:20] FRA How are you?

[00:00:21] NINA I’m ok, and you?

[00:00:23] FRA Well, thank you. I am in Italy, I just came back.

[00:00:27] NINA God, I envy you! Where are you?

[00:00:30] FRA I’m in Turin.

[00:00:32] NINA Turin.

[00:00:33] FRA Yes, but I lived for ten years in Colorado, Denver, with my husband.

[00:00:40] NINA What a difference, right? That’s like two different worlds.

[00:00:45] FRA Colorado is another world, compared to other parts of America. It’s not Los Angeles, it’s not New York. It’s a world apart. Now, Nina, not only have you traveled a lot but you have lived in different places. There’s a lot of differences between traveling and living and integrating into a country. My question is, when and where do you feel most at home?

[00:01:13] NINA It’s a beautiful question that I have no answer to, because I can adapt to anywhere, but the problem is that I don’t feel at home anywhere now. It’s a bit sad. I’ll be honest, I lost the feeling of home because, obviously, I am Serbian, I lived there until I was 18, then I lived in Milan for almost ten years and I’ve been in Los Angeles for eight, or, nine years now. I left a piece of my heart in each of these cities. But I don’t feel at home. I would say maybe Milan. But now I’m going back to Milan, and many of my friends have left.

FRA It’s a strange feeling.

NINA Yes. Milan is beautiful, more beautiful than ever. I love it, it makes me happy just thinking about Milan. But I don’t know if it’s true love or a true feeling of being at home, or it’s the memories I have of when I was 20 and I was living in Milan. You know, when you are 20, you feel great everywhere. You don’t understand a lot of things in life yet, so, I don’t know… I feel at home everywhere and nowhere.

[00:02:33] FRA I have this feeling too, you know. When I was in Denver, I said “I want to go home, Italy, Italy”. We have moved and now that we are in Italy, I miss America a lot. I like the idea of living a little bit here and a little bit there, because you get used to certain things of the new culture, in America; in Italy; wherever you are in the world, and you will always miss your home country. But then, when you go back to your home country, you say “This works better there, but not this; I miss this thing”. So, I said “Wow” too. I was so convinced. But no, not anymore. How would you describe Nina as a child?

[00:03:42] NINA A super ambitious little girl. I always knew what I wanted. I was super, super focused, very focused. I did show jumping and I spent whole days with the horses. So, every day I went from school and directly to the horses since I was 5, and I was super, super, super ambitious. I only cared about horses. I wanted to win the Serbian championship. I wanted to be on the national team. I was a bit of a different child, in my opinion, because I had this drive to win, to get these results, and maybe other girls, at that age, care about something else.

[00:04:30] FRA Sure. So, you were at a competition level.

[00:04:32] NINA Yes, in fact, I joined the Serbian national team, which is a beautiful thing, but it was right after the war, so the level wasn’t very high; there was absolutely nothing we could do at an international level. But the fact that I was there and that we went to Thessaloniki, half an hour by plane, might not sound like something special; but for me it was a big deal. I was super proud. I had a slightly different childhood, beautiful in my opinion, because I was so focused on what I was doing that I didn’t suffer so much from the wars.

[00:05:28] FRA I wanted to ask you, Serbia is a romantic, tormented and never banal country. What impact did the war have on your childhood and upbringing?

[00:05:42] NINA A huge impact. We all have some kind of trauma because we experienced war as children. But in my opinion, my parents even more, because, now that I’m a parent, I think that being a parent during the war is such a terrible thing that I can’t even imagine. I have lived through two wars, the one in Bosnia and the one in Kosovo in 1999. It definitely strengthens you. You become a wall. All the other problems in life seem trivial to you and, from that point of view, I am not saying that I am grateful, but maybe when I heard my friends, from other countries, complaining about certain things, in my head I would say “God, you have no idea how lucky you are”. Let’s say that this is the bright side. There are little things, like the sound of the siren when they started bombing every night, or every morning, and in some songs of techno music, every now and then, there’s this sound of a siren and I remember, like it was yesterday, in Ibiza, at Pasha, where I used to go partying when I was 22, that this song with this siren started and I immediately started shivering. There are moments when I get these flashbacks, and it’s not very pleasant.

[00:07:33] FRA Those feelings come back to your mind. At some point, you decide to come to Italy. If I understood it correctly, you leave with 300 euros, you take a 35-hour bus ride. Then you get a taxi and arrive in front of Bocconi University at 4AM and wait alone for it to open at 8AM. You were so young. Do you remember the feelings of that trip? So young and so brave. Were you ever afraid?

[00:09:03] NINA It was a great adventure. I was obsessed with going to Bocconi University. First of all, I really wanted to study abroad, and I was hoping so much to go to America to study because my dream was to do show jumping in America. On a professional team, you know. They had money there, so there were some very cool things. However, no university offered a full scholarship and you know very well that education is very expensive there. So even if they offered a partial amount, I obviously couldn’t pay the rest. And a friend of mine told me about Bocconi University. It was 2003 when I applied and everything was online. You know, in 2003, we just got out of the war. My parents went to the university, they’re doctors, but they thought it was a scam, because everything was online, you send these documents online… It all seemed a bit strange, so I remember the feeling of relief when I saw that the Bocconi building was actually there. I was so afraid I had made a big mistake … borrowing money for the bus from my grandfather, not going to the University of Economics in Serbia and then getting there, and then there was nothing. I swear to you, I had this thing on my mind. When I saw it there, I said “I’m fine. It exists”. Then the best time of my life began. I really remember the University as the best time of my life.

[00:11:20] NINA And I made that same trip several times because for the first two years, every time I returned to Serbia, I took buses because flying was too expensive. Then, slowly, I started flying and I met a guy who became my boyfriend. We met at the station, on our way home to Serbia and then we got engaged. It was like in a movie. Each of those trips was an adventure. Every now and then people ask me “But were you afraid?”. No, not at all. I had this great feeling that an adventure was about to begin.

[00:12:26] FRA You do it when you’re 18, it’s the beautiful naivety of an 18 year old.

[00:12:30] NINA Yes, then I did the same crazy thing at 28, when I left Italy and went to America, and I realized that there’s a huge difference when you do it at 18 and when you do it at 28.

[00:12:46] FRA I did it at 27 and I did it subconsciously. Later I realized what I was about to do.

AD BREAK I

[00:12:46] FRA When I got to America, I told you, I learned the term “culture shock” which is the mechanism where the new culture somehow shocks you, because things are very different from your own culture. For example, when I arrived in Denver, the first shock – it will seem insignificant as an Italian – but it was the food. I remember one time my mother-in-law invited me out for lunch, and she ordered chicken pasta, which sounded weird to me. It was pasta without any sauce, overcooked, all sticky and a whole slice of chicken placed on top of it.

NINA How disgusting, mamma mia!

FRA I was shocked, I haven’t recovered yet. Have you had, or do you have any memories that amazed, shocked, surprised you in Italy or in America?

[00:16:57] NINA: My classes at the University were in English, and all my classmates were, more or less, international. In the beginning I didn’t even speak Italian of course, I didn’t have a lot of interaction with Italians, except in the supermarket or on the tram. The first thing that comes to mind is people saying something on the street like “Hey beautiful!” Another thing is that no one spoke English. This was a huge shock. In Serbia, everybody speaks English, maybe not perfectly but well enough for simple conversations. The thing that makes me laugh the most, that has always made me laugh the most, is when you ask an Italian “Do you speak English?” and they say “Yes!” and then you ask “What’s your name?” and they go “Uh? Uh?”

[00:19:49] FRA You speak and act in three languages, which isn’t easy, for sure. For me, at the beginning it wasn’t easy to work in the US, because I was always terrified of not understanding. I started with English … (inaudible) … that was enough to survive and to have a minimum of conversation but not enough to live there and get things done on my own. So I was always terrified of not understanding. Then, I jumped into it – and was happy, because I learned it by going to Whole Foods, and with people I met in the street. For example, I remember that for two years, I didn’t answer the phone because I had a trauma from being on the phone. I didn’t understand anything they were saying, also because lip-reading was essential to me. I would put it on speaker and say “Jer, what the hell is he saying?”. At one point, I said “You know what? I no longer answer the phone, send me emails instead”. Was there a moment in America or Italy when you felt a bit like an outsider, a fish out of water?

[00:21:06] NINA Yes, definitely. I understand perfectly what you’re saying. I also don’t answer the phone every now and then, I prefer people sending me emails. But then I’m afraid that my answer isn’t formal enough or too formal. I often construct a sentence in English like I would construct it in Italian. Right now I can’t think of an example, but do you understand what I mean? Once, I came home, when I was still in Italy and I was speaking in Serbian, and my mom asked me “Why are you singing?”. You know, Italian is a very melodic language, while Serbian isn’t, it’s very hard, so every now and then I spoke in Serbian, almost singing it. I always felt like a fish out of water, still today, wherever I am, as I told you before, both in terms of language and culture. I have now become truly a fish out of water, in every sense.

[00:22:50] FRA What do you think are the pros and cons, if there is any, of growing up with a multicultural identity?

[00:23:47] NINA There are a lot of pros in my opinion. You have a broader view of the world, you understand a lot more about problems. You’re more empathic regarding other peoples’ problems that you don’t see if you live in a small town, where you know everyone and you don’t go out that often. I see it with my friends who have always been in the same place. There are also many cons. As I told you before, you never feel 100%. It doesn’t matter how well I speak a language, how many books I read in that language, or how many films I’ve starred in that language. I always feel like words fail me. My vocabulary is never 100% because I’m constantly thinking in three different languages.

[00:25:36] FRA I’ve had the feeling, over the years, that … not that I should change myself, because in the end it is not such a big change … but maybe I had to readjust some sides of my character and my sense of humor to make them more understandable for the culture I was in at the time. I don’t know if what I’m saying makes sense. For example, I would make a direct and a little cynical joke, and Jer would say to me “I know you and I understand you, but for some it might be difficult to understand when you’re joking”. So, I realized that in my head I meant one thing and then the message was received in a completely different way. Have you ever felt like you needed to reinvent yourself, with the feeling I just described to you?

[00:27:19] NINA I totally agree with you, especially as far as humor is concerned, you said it very well. I don’t consider myself the funniest person in the world, but I still know how to make jokes. And now I don’t even make them anymore because, especially in America, maybe on a personal level, people just don’t get my jokes because they’re different.

FRA Because they think we look bitchy? Excuse the term.

NINA Absolutely, I always look like a bitch with this Serbian face. If I don’t smile from here to here, I look bitchy. Even in terms of words, as you said, maybe I’m thinking something but I can’t express it in a way they would understand it, so they won’t get the message and you don’t seem funny enough. In the end, I let it go because every now and then I make a few jokes that maybe have nothing to do with it.

[00:29:03] FRA In your opinion, between Serbia, Italy and the United States, what are the differences and different ways of reacting to life and challenges?

[00:32:06] NINA In Italy … now, I hope you understand me correctly. In my opinion, Italians are a bit spoiled because, at least from my experience, they are people who live quite well. Let’s forget about this terrible year, which has massacred the whole world, especially Italy. I’m talking about before COVID. Most Italians haven’t experienced war since World War II. They are used to taking holidays very often, every weekend they go somewhere to take a little trip. They are people who live a good life, people live well in Italy, they are happy people. In Serbia, we are recovering a bit now, but the last 20 years have been terrible. You feel the anguish in the air, because people have suffered a lot. We just recovered from one war, then another started. It almost seemed like there was no end. I don’t like to generalize, because America is a huge country, it has many cultures, as you said. My experience in Los Angeles has nothing to do with yours in Colorado. I have this huge fear of people with guns and school shootings. I don’t understand it, the education system, the health system, there are a lot of problems that a country like America should solve. Each country has a positive and a negative side, of course. If I have to tell you which one I prefer, I’d tell you Italy, obviously without thinking about it.

AD BREAK II

[00:34:14] FRA There is one thing that I suffered from a lot. It was time, the conception of time. There is a big difference between traveling and living in one place. What I suffered from the most in the first years was the distance. Not geographically but the feeling of being away from home and not being able to get home promptly if something happens. Or not being able to spend enough time, for example, with my sick grandparents that I lost. Missing time with people who are close to me was very hard. Especially in the beginning I didn’t know anyone. I didn’t have any friends and maybe I wanted to call my mom or my friend back home to share something. But then it was 5 in the afternoon and I was like “Damn, it’s night back home now, who am I going to talk to? I’ll have to wait until tomorrow”. Have you ever had this feeling, a bit of anguish linked to time?

[00:36:32] NINA Absolutely, yes. If something happens and I can’t be there in a couple of hours. Los Angeles is even further away.

[00:38:08] NINA I’ll tell you something I’ve never told anyone. I haven’t even admitted it to myself yet. Now, years later, I think I made the biggest mistake of my life to leave Italy, because during those 10 years, I built a lot of beautiful friendships, beyond work. It’s a wonderful country. At the time, I really wanted to go to Los Angeles and New York. I wanted to study acting; a lot of doors had opened for me. The Nina ten years ago would never have missed the opportunity. But now, the Nina ten years later, if I could go back, I wouldn’t have left because it wasn’t worth being so far away from everyone. Surely, you too have experienced it on your skin. You lose friendships over time, not because you’re no longer friends, but if you aren’t there, in each other’s everyday life, maybe one of your friends’ child is born, or they get married and maybe you can’t be there. There are a lot of things you lose and if you lose so many things for so long, those friendships disappear. This weighs on me a lot, it’s a bad thing.

[00:40:13] FRA You started a family in Los Angeles. Your partner is called Jay Ellis, an American actor and the father of your daughter Nora Grace. I know you’ve always kept the relationship quite private but, if you’d like, can I ask you how you met?

[00:40:30] NINA We met through a mutual friend in a restaurant. I had just gotten out of a long relationship, I had no desire to be in another relationship and I wasn’t interested at all. He says, maybe it’s a lie, that as soon as he saw me he knew that I would become his wife. Who knows if it’s true or not. That’s how we met. I have always kept my relationships quite private, like all my life, because two people are two individual people in their lives and it seems to me that all the people who talk a lot about themselves, put too many pictures on social media…

[00:41:30] FRA Too much in love.

[00:41:32] NINA …it seems to me that they all break up after a while. I swear to you, even if I don’t know them, I feel bad, I suffer. Now JLo and ARod have split up, I don’t know them, they’re not my friends but I swear to you that I suffered. I was so sad because for three years I saw them in love and I was really sad. Partly out of superstition, I protect what for me is the most dear thing in the world, which is our relationship, our family. I’ve always been like this, I’ve never been someone who wanted to make so many declarations of love in public.

[00:45:17] FRA You have had an uncomplicated pregnancy. Were you in America, or did you manage to go home while you were pregnant?

[00:45:23] NINA During pregnancy, I suffered a lot from the fact that I couldn’t work. Because, of course, I was offered two very good opportunities while I was pregnant: A film and a television series that I couldn’t accept because I had a big belly. And I suffered from it a lot. It felt like the end of the world, I was wondering “Is this worth it? All my life I have been able to work and now I can’t do this”. I did a lot of mental wandering. Then once Nora was born, I forgot everything. My priorities changed completely. I still love working, of course, it’s my priority. But whatever I lose is worth it, I no longer have this bitterness I had when I was pregnant.

[00:50:20] FRA I’ll ask you a very last question. When I arrived in Denver, I didn’t know anyone, but I would have loved to have a friend to give me some advice and explain a little bit about that culture. Then everything went well, because loneliness, in my opinion, pushes you to go outside the home, explore and meet people. You have to get by. If you had to give some advice, what would you say to someone who may be in a relationship or becomes a mother in a foreign country and finds herself a little more lonely?

[00:50:57] NINA My advice is, if you can, get some of yours to come. Someone from the family, even some friends, it’s essential. If this isn’t possible, as we know these moments happen, we have all learned during the pandemic to make lots of Skype and FaceTime video calls and feel as little alone as possible. Then, one thing I learned, which may not help much, but in my opinion it’s important. As you said: try to use the fact that you are there, wherever you are, to learn more about the culture, even if you don’t care. Maybe you didn’t really want to talk to your neighbor in Denver because it seemed superficial, right? In life, in my opinion, one can learn something from any person.

[00:52:08] FRA You have to adapt, you learn to adapt.

[00:52:10] NINA As you said before, you don’t change yourself, you don’t change your personality and your person, you don’t sell your soul, but you adapt a little and try to make the best of the situation you’re in.

[00:52:37] FRA Nina, thank you. And I invite you to the next concert because we’ll be in Los Angeles. So, if you like, I’ll write to you. Bring the baby too because we are also equipped for babies, we have quite a few of them around.

[00:52:55] NINA I would be very, very pleased.

[00:52:58] FRA Thank you very much, it was great talking to you.

[00:53:01] NINA Thanks to you. Thank you very much.

OUTRO

It was nice and interesting for me to listen to the point of view of those who, like me, have often experienced conflicting emotions because, in the end, moving or embarking on a long journey are never easy choices. However, as Proust said, a real journey is not looking for new lands, but having new eyes. And this awareness, for me, is the greatest wealth.

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